Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo

Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo

Livorno, Museo della Città, Polo culturale dei Bottini dell’Olio

8 aprile – 10 luglio 2022

Progetto di mostra a cura di Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini, promosso da Fondazione Livorno e realizzato da Fondazione Livorno – Arte e Cultura in collaborazione con il Comune di Livorno

Vernice per la Stampa: giovedì 7 aprile 2022, ore 12

Vittore Grubicy De Dragon al Museo della Città di Livorno dall’8 aprile al 10 luglio, offre realmente ciò che promette nel titolo ovvero, osservare come e quanto questa nuova figura di Intellettuale sia stata al tempo un singolare artista oltre che gallerista e scopritore di talenti, e come abbia inciso sulla scena artistica internazionale tra il divisionismo e il simbolismo.

Questa ricchissima mostra, nata da un progetto di Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini, promossa da Fondazione Livorno e realizzata da Fondazione Livorno – Arte e Cultura con la collaborazione del Comune di Livorno, segue più fili paralleli di racconto: l’uomo, innanzitutto, le sue passioni, le sue scelte di vita, gli ambienti italiani e internazionali che ebbe a frequentare – mai passivamente – e l’arte del suo tempo, che seppe precorrere, guidare, promuovere e poi lui stesso interpretare.

E con l’arte, il nuovo che era in arrivo, di cui coglie le opportunità, innanzitutto quelle offerte dai progressi delle tecniche di riproduzione, perfette per creare un nuovo mercato o allagarlo. Il tutto in anni in cui si transita dalla scapigliatura, al divisionismo giungendo sino agli esordi del futurismo. Come puntualmente, e con ricchezza di testimonianze, la mostra livornese documenta.

È lo stesso Vittore, ritratto in diversi momenti della sua vita, a introdurre il visitatore nelle nove ampie sezioni dell’esposizione che, grazie anche alla possibilità di attingere ai materiali inediti conservati dagli eredi di Ettore Benvenuti (dipinti, disegni, incisioni, documenti, fotografie, oggetti d’arredo, suppellettili…) consentono di proporre una dimensione privata dell’uomo, sino a oggi poco, o mai, esplorata.

I Grubicy appartengono a un nobile casato magiaro trapiantato a Milano. Mamma Antonietta è pittrice per diletto ma in casa ci sono i dipinti degli artisti più promettenti del momento, che è quello tra gli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento.

Il fratello Alberto gestisce in proprio la Galleria Gubricy, che ebbe un ruolo importante sino ai primissimi anni’20 del Novecento. Vittore imbocca invece la strada di critico e promotore, curando le prime retrospettive di Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, sostenendo ed ospitando nella propria dimora Giovanni Segantini ai suoi esordi che spinge ad approfondire la conoscenza di Millet e del naturalismo francese, ma occupandosi anche del giovane Angelo Morbelli, di Achille Tominetti e di Serafino Macchiati. Intuendo le potenzialità internazionali dell’arte italiana, propone all’Expo di Londra del 1888 la memorabile “Italian Exhibition”. Nei Paesi Bassi, dove vive a lungo, frequenta e stringe rapporti con i maggiori esponenti della Scuola dell’Aja e comincia egli stesso a disegnare e dipingere. Viene poi l’innamoramento per il Giappone e l’Estremo Oriente. Impara lingua e scrittura giapponesi e raccoglie testimonianze notevolissime di quella civiltà che porta in Europa. Nel contempo sostiene le prime istanze simboliste milanesi: Previati, innanzitutto, ma anche Conconi e Troubetzkoy.

Grubicy è molto attento anche alle arti industriali riconoscendo le qualità di eccellenza delle opere di Bugatti o di Quarti, ma apprezzando anche altre produzioni artigianali, e collezionando ceramiche rinascimentali.

L’amore per ogni forma di espressione artistica si tradusse nella pratica diretta del disegno e della pittura, trovando una specifica collocazione nell’alveo del divisionismo e del simbolismo internazionale.

Una intera sezione è riservata al rapporto tra Vittore e Toscanini, col tramite di Leonardo Bistolfi; Grubicy eseguì un ritratto postume del giovane figlio del maestro per il quale Bistolfi aveva progettato il monumento funebre al cimitero monumentale di Milano. In mostra troviamo anche un gruppo di dipinti appartenuti a Toscanini, recentemente acquisiti da Fondazione Livorno. Proprio Livorno è al centro dell’ultima sezione della grande mostra perché, come è testimoniato dalle opere in essa esposte, Vittore ebbe un ruolo fondamentale nel rinnovare la pittura livornese, dopo la lunga vicenda macchiaiola e post macchiaiola.

“La presenza di un cospicuo nucleo di opere dell’artista nelle collezioni della Fondazione Livorno e la disponibilità pubblica del suo ricchissimo e prezioso archivio presso il Mart di Rovereto hanno offerto nuovi innumerevoli spunti di studio e sono alla base anche della mostra, che intende proporre il personaggio nella sua veste pubblica di intellettuale, artista e promoter ma anche nella sua dimensione privata e più nascosta di uomo del suo tempo, con le sue debolezze, le sue idiosincrasie, la sua generosità e i suoi slanci sentimentali” sottolineano i curatori Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini.

Accompagna la mostra un catalogo, edito da Pacini Editore, riccamente illustrato. Una vera e propria monografia con saggi e documenti inediti.

 

 

 

Ufficio Stampa Mostra:

Ufficio Stampa Comune Livorno – Ursula Galli tel. 0586 820237 – 335 6473496 ugalli@comune.livorno.it

Ufficio Stampa Fondazione Livorno e Fondazione Livorno – Arte e Cultura – Stefania Fraddanni tel.0586 516223 – 338 7060791 stefania.fraddanni@fondazionelivorno.it

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In collaborazione con

Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499

roberta@studioesseci.net (rif. Roberta Barbaro)

 


PIERO GILARDI. Tutto ciò che è, è nella natura

La nuova mostra ospitata al Museo della Città, in corso dal 28 Maggio al 4 Settembre 2022.

Piero Gilardi, torinese, classe 1942, è uno degli artisti italiani più noti a livello internazionale tra quelli della sua generazione, capace già nel 1965, appena ventitreenne, di stravolgere le regole consolidate della pittura e della scultura fornendone una commistione nei cosiddetti Tappeti-Natura: frammenti di ambienti naturali riprodotti intagliando un materiale innovativo e mai prima utilizzato in arte come il poliuretano espanso, lavorato per mezzo dell’utilizzo di forbici e taglierini alla ricerca di un realismo assoluto nelle forme come – attraverso la pittura – nei cromatismi.

In bilico tra una fruizione non più soltanto visiva ma anche pratica e ludica, unita ad un mai celato intento di denuncia nei confronti dell’industrializzazione crescente e della conseguente alterazione degli ambienti naturali, l’opera di Gilardi conquistò immediatamente vasti consensi attraverso le mostre personali tenute a Torino, Parigi, Milano, Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Colonia e New York, capaci di proiettare l’artista alla ribalta internazionale, mentre contemporaneamente andava affiancando all’attività pratica l’elaborazione teorica delle nuove tendenze quali Arte povera, Land art e Antiform art, fornendo un fondamentale contributo teorico nella realizzazione delle prime rassegne internazionali delle nuove espressioni artistiche quali Op Losse Schroeven allo Stedelijk Museum di Amsterdam e When Attitudes Become Form alla Kunsthalle di Berna.

Per tutti gli anni Settanta Gilardi fu artisticamente impegnato nelle formazioni della cosiddetta “nuova sinistra” extraparlamentare, abbracciando una creatività collettiva e spontanea e operando in vari ambiti sociali e culturali, dal Nicaragua al Kenya, fino ai territori dei nativi americani. Il pieno ritorno alla produzione artistica avverrà nel 1980, mentre a partire dal 1985 le nuove tecnologie lo condurranno rapidamente alla realizzazione di installazioni interattive multimediali. Recentemente il Centre Georges Pompidou di Parigi ha acquisito due sue opere storiche per la propria collezione mentre nel mese di maggio Gilardi è omaggiato con una grande mostra antologica alla prestigiosa Magazzino Italian Art Foundation di New York. L’evento immaginato per Livorno, unica data italiana dell’artista in questo 2022, ripercorre attraverso oltre sessanta opere selezionatissime l’intero mezzo secolo della sua attività  ponendo la città come sede di una delle più importanti mostre di arte contemporanea – a livello non soltanto nazionale – tra quelle dell’anno in corso. 

Piero Gilardi. Tutto ciò che è, è nella natura.

Museo della Città di Livorno, 28/05/2022 – 4/09/2022

CURATA DA
Musketeers

IN COLLABORAZIONE CON
Galleria Giraldi, Livorno
Fondazione Centro Studi Piero Gilardi
Gufram